I tardigradi sono piccoli esseri viventi molto affascinanti che si sono trovati su una sonda schiantata sulla Luna: sono sopravvissuti?
Un possibile incidente avvenuto con una sonda che si è schiantata sulla superficie della Luna apre una riflessione riguardo il nostro futuro come eventuali colonizzatori ed esploratori di altri mondi. Come faremo ad evitare di portare in giro la vita che pervicacemente sopravvive a tutto sul nostro pianeta? Tutto nasce dalla potenziale colonizzazione provocata da Beresheet e dal branco di tardigradi al suo interno.
I tardigradi sulla Luna, gli esseri più resistenti in orbita
I tardigradi sono creature estremamente affascinanti. Si tratta di esseri microscopici che hanno capacità di sopravvivenza che vanno ben oltre quelle, per esempio, attribuite agli scarafaggi (che sarebbero in grado di resistere addirittura a un’esplosione nucleare). I tardigradi riescono a vivere con escursioni termiche enormi, in luoghi con una pressione insopportabile per qualunque altro essere vivente principale e tutto grazie ad alcuni trucchi tra cui la capacità di secernere una sostanza che funziona da antigelo e andare in ibernazione, qualcosa che si chiama criptobiosi.
Queste due caratteristiche potrebbero essere quelle chiave per farne i nostri primi veri coloni nello spazio. Si trovavano infatti a bordo di Beresheet, un velivolo spaziale costruito da SpaceIL dall’industria aerospaziale israeliana, che aveva lo scopo di atterrare con dolcezza sulla Luna. A causa però di un problema ai giroscopi, il velivolo si è invece schiantato a circa 500 km orari. Una velocità di impatto che ovviamente avrebbe ucciso chiunque ma che forse non è stata la fine dei tardigradi. Alcuni esperimenti infatti hanno dimostrato che questi esseri sono in grado di resistere anche a impatti a oltre 2000 km orari.
Altre condizioni, tra cui la mancanza d’acqua e delle microalghe di cui di solito si nutrono, hanno probabilmente portato alla scomparsa dei tardigradi astronauti ma questo genere di incidenti apre invece ad una riflessione che va fatta prima di lasciarci prendere la mano dal volo interstellare e dagli incontri ravvicinati del terzo tipo.
Rischiamo la contaminazione universale
Quello dei tardigradi è un esempio di ciò che può succedere nel momento in cui un velivolo spaziale parte dalla superficie terrestre e raggiunge lo spazio o, nel caso specifico, cerca di atterrare sulla superficie di un altro pianeta. Un po’ come quelle specie aliene che i naviganti dei secoli passati portavano con sé nelle stive, i tardigradi come altri microrganismi, potrebbero finire col fare l’autostop.
E non ci sarebbe nulla di male se non ci fosse poi, esattamente come nei secoli passati, il rischio che queste specie aliene possano trovarsi talmente tanto bene nei nuovi ambienti extraterrestri da colonizzarli e rendere così più difficile se non impossibile l’individuazione di altre forme di vita autoctone. Quando gli esploratori del periodo di Darwin e poi nell’Ottocento hanno scoperto tutte le isole che per esempio si trovano al largo dell’Australia, portando animali che poi sono diventati un problema, non c’era una consapevolezza di ciò che sarebbe potuto accadere. Adesso sappiamo quello che può andare storto. Sarebbe il caso di essere pronti prima di rovinare anche altri pianeti oltre il nostro.