Arriva un nuovo ordine dell’UE che mette in subbuglio il mondo delle app: cosa sta succedendo e cosa cambierà a breve.
L’Unione Europea ha imposto un nuovo ordine che, nei fatti, si riassume nel principio di interoperabilità al quale le app di messaggistica, tra le quali c’è anche WhatsApp, devono necessariamente adeguarsi. Si tratta, dunque, di un importante passo avanti che, però, non è esente da problematiche. Scopriamo, dunque, insieme quali sono le conseguenze di questa nuova norma che interessa, da vicino, l’applicazione di Meta e non solo.
Il nuovo ordine dell’Unione Europea: cos’è il principio di interoperabilità
Nel corso di un’intervista concessa a Wired, Dick Brouwer, ingegnere di Meta, ha illustrato le metodologie mediante le quali WhatsApp intende adeguarsi al principio di interoperabilità con gli altri servizi di messaggistica, in conformità con il Digital Markets Act (DMA) dell’Unione Europea.
In sostanza, l’ingegnere ha fatto comprendere che – al di là delle buone intenzioni dell’UE – tale imposizione potrebbe provocare dei risvolti negativi per le applicazioni di messaggistica istantanea.
La situazione, d’altronde, è alquanto complessa e sarà valida per le applicazioni dei colossi tecnologici, come WhatsApp gestita da Meta. Per le app minori, infatti, il discorso cambia: queste, infatti, non dovranno aderire obbligatoriamente all’interoperabilità e, pertanto, potranno mantenere i propri servizi separati da altri simili.
C’è da dire, però, che la complessità – sul piano tecnico – e i requisiti di sicurezza e privacy potrebbero rappresentare un ostacolo molto importanti per le applicazioni più piccole, il cui sviluppo potrebbe essere ostacolato proprio da tale cambiamento. Per quanto riguarda Apple, su iOS l’azienda dovrà consentire l’accesso a marketplace alternativi per scaricare le app.
Gli obblighi dei grandi gatekeeper
Secondo quanto previsto dal Digital Markets Act (DMA), le principali app di messaggistica, definite “gatekeeper“, devono garantire che le proprie funzionalità essenziali saranno interoperabili con quelle delle app minori.
Ciò significa che, ad esempio, un utente di Telegram (che non rientra nella categoria dei gatekeeper secondo la Commissione Europea) potrebbe interagire con un utente di WhatsApp.
Nella fase iniziale, i gatekeeper dovranno assicurare l’interoperabilità per i messaggi di testo protetti dalla crittografia end-to-end tra due utenti e lo stesso vale anche per immagini, video, file, messaggi vocali. Dopo due anni, tale interoperabilità dovrà essere estesa anche ai messaggi delle chat di gruppo e allo scambio di contenuti multimediali che avvengono negli stessi.
Entro quattro anni, invece, l’interoperabilità dovrà essere applicata anche a chiamate vocali e videochiamate crittografate end-to-end.
La questione legata alla privacy
Il DMA – ad ogni modo – assicura che l’interoperabilità non compromette la sicurezza, l’integrità e la crittografia delle piattaforme dei gatekeeper.
WhatsApp, in qualità di gatekeeper, è tenuto a pubblicare un’offerta di interoperabilità che dettagli tecnici e condizioni generali, inclusi gli standard di sicurezza e crittografia.
Per quanto riguarda la privacy, i gatekeeper possono trattare e condividere con le app richiedenti solo i dati personali strettamente necessari. WhatsApp, ad esempio, non può richiedere dati aggiuntivi agli utenti di Telegram oltre a quelli base, che servono per attuare quella che può essere definita una comunicazione cross-platform.