Amici di UpGoView.it e amanti della tecnologia oggi affrontiamo un argomento super caldo e che riguarda tutti noi: l’obsolescenza programmata degli smartphone. Quante volte ci è capitato di dover riavviare il telefono perché si impalla o di notare che, dopo un paio d’anni, non è più quello di una volta? Restate sintonizzati con i nostri blog e iscrivetevi su Telegram qui e su WhatsApp qui.
Allora occhio, perché l’obsolescenza programmata non è una leggenda metropolitana. Non è una nostra vaga e intangibile sensazione ma è una precisa strategia commerciale messa in atto da molte aziende tech. Di fatto, i nostri dispositivi vengono progettati per avere una “scadenza”. Un esempio lampante? Gli aggiornamenti del sistema che spesso rallentano i modelli più vecchi. Big come Apple e Samsung sono state multati proprio per questo motivo.
Anche il tema delle riparazioni rientra in questo fenomeno. I pezzi di ricambio costosi e difficili da trovare, le riparazioni lunghe e complesse… Insomma, tutto sembra spingerci a comprare un nuovo dispositivo. La Francia ha tentato di contrastare questa tendenza con l’”indice di riparabilità”, valutando quanto sia facile riparare uno smartphone.
Questo comportamento ha delle ripercussioni non solo sul nostro portafoglio, ma anche sull’ambiente. La maggior parte dei telefoni dismessi finisce nei rifiuti, e solo una piccola parte viene riciclata. Pensate che si stima che la durata media di un telefono in Europa sia di circa 40 mesi, e potrebbe diminuire ulteriormente con l’avvento di nuove tecnologie.
La buona notizia è che la consapevolezza pubblica sta crescendo, e il mercato dei dispositivi ricondizionati sta prendendo piede. Questo potrebbe aiutare a ridurre l’impatto ambientale.
Follower di UpGoView.it, cosa ne pensate di questa situazione? Avete mai avuto esperienze dirette con l’obsolescenza programmata? Quanto tempo mediamente conservate il vostro smartphone? Ogni quanto lo cambiate? Condividete le vostre storie e opinioni nei commenti qui sotto.
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