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Tim e WindTre più nude. E perché Iliad e Vodafone restano vestite

Nella telefonia, soprattutto quella mobile, stanno cambiando un sacco di cose. Ma proprio tante. Oggi vi raccontiamo, con la chiarezza che contraddistingue questo sito, lo scontro tra due modelli: i gestori senza rete proprietaria (Tim e WindTre, un po’ più nude di prima) e quelli integrati verticalmente (Iliad e Vodafone, ancora ben vestite). Un breve editoriale che speriamo troverete interessante ma prima di iniziare vi ricordiamo i nostri canali da seguire, per entrare a far parte della nostra community, commentare i nostri contenuti e restare in compagnia delle nostre news.

Oggi il Governo italiano ha dato l’ok per la vendita della rete TIM al fondo americano KKR. Il via libera del Governo era richiesto ai sensi della legge sul Golden Share, che prevede appunto una supervisione dell’esecutivo su infrastrutture giudicate di interesse nazionale.

Di fatto, tra poco (per spiegarla in maniera super semplice, come piace a noi) il gestore telefonico TIM non avrà più la proprietà della sua rete; lo stesso avverrà, sempre a breve, per Wind Tre. La vendita sarà sempre ad un altro fondo, questa volta svedese, che si chiama EQT. Quindi TIM e WindTre stanno mettendo in atto un’operazione del tutto simile: ovvero quella di alleggerirsi, in parte, di attività per rimanere di fatto un player light e concentrato prevalentemente su marketing e tecnologie.

Tim e WindTre saranno clienti delle loro stesse reti

Ciò significa che TIM sarà cliente, a breve, della propria rete che avrà un’altra proprietà. Per far transitare il traffico su quella che era la sua rete, TIM dovrà pagare un affitto; lo stesso dovrà fare WindTre a patto che entrambe le operazioni vadano in porto. Ci sono, infatti, alcuni ostacoli su tutte e due le vicende che però non vi stiamo a raccontare in questo post.

Ciò che più oggi ci interessa sottolineare insieme a voi è il cambio totale di modello per questi due operatori: si passa da un modello di integrazione verticale ad uno super fluido. Per modello di integrazione verticale, intendiamo una compagnia che possiede sia la tecnologia che la propria infrastruttura e che è quindi del tutto indipendente. TIM e WindTre, invece, si stanno orientando, seppur con alcune differenze tra le due, su una forma molto diversa. Di fatto di WindTre e Tim resterà poco altro che know-how aziendale e valore del brand.

Un brand che, come ha dimostrato WindTre, ad esempio, potrebbe anche migrare verso altri mercati diversificando la propria offerta. E infatti con la stessa strategia dell’assenza totale di infrastrutture WindTre oggi offre anche energia (in realtà prodotta da Acea) e assicurazioni (prodotti in realtà creati con NET INSURANCE) .

Iliad, nuova arrivata ma col vecchio stile

Insomma, un modello sicuramente più dinamico che crea in qualche modo un paradosso perché, ad esempio, Iliad, che è l’ultima arrivata tra le grandi compagnie telefoniche, nonostante la contemporaneità del proprio marketing, adotta tutto sommato un modello vecchio stile. Sempre per paradosso, entro pochi mesi assisteremo ad una TIM senza rete, con un vecchio monopolista privato delle armi fondamentali proprie di una compagnia telefonica, che sfiderà invece una Iliad che possiede una rete nuova di zecca e il 50% di Zefironet, un altro importante gestore di rete nazionale.

Lo stesso dicasi per Vodafone che, almeno in questo momento, non pensa per niente a disfarsi della rete. Anzi, come chi ci segue qui sa benissimo, Vodafone è più che altro concentrata sulla vendita dell’intera filiale italiana. Le attività del Bel Paese potrebbero finire proprio nelle mani di Iliad, il che renderebbe il paradosso ancora più grande.

Ovvero, un unico gigante che, per gioco, possiamo definire Iliadfone, che diventerebbe di fatto l’unica grande compagnia a possedere una propria infrastruttura mobile estesa. Insomma, due modelli a confronto: quello del gestore senza infrastrutture e quello della cara vecchia compagnia con proprie antenne. Ora, come sempre, ci interessa sapere cosa ne pensate voi. Qual è, secondo voi, il vero futuro? Quale sarà il modello vincente? Il gestore integrato verticalmente con tecnologia, marketing e infrastrutture, oppure il modello più leggero e quasi virtualizzato del gestore brand?

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